Dinamo Pallavolo Bellaria Igea Marina
La pallavolo di Bellaria Igea Marina

Una cosa semplice

Pubblicato in data 22/05/2025

Chi come me, di questo gruppo, ha sempre seguito e analizzato numeri e statistiche, potrebbe dire che questa squadra ha vinto 40 delle 48 partite giocate in regular season, con una percentuale al ribasso del 83% di vittorie, con un anno e mezzo di vittorie in casa consecutive…numeri importanti in qualunque disciplina, che da soli potrebbero bastare…ma ci sono state altre 8 maledettisime gare extra, 34 set in più non equamente suddivisi tra le gare, dove il bilancio sarebbe anche in parità con 4 vinte e 4 perse; quattro sconfitte peró che includono due decisive. 

Chi come me ha vissuto gli anni ‘90 da appassionato di calcio, sa che c’e una parola che è stata uno spauracchio per tutti i tifosi della nazionale italiana: rigori; rigori con cui abbiamo passato un’intera decade a perdere i Mondiali. Allo stesso modo, da quando sono a Bellaria, c’è una parola che ormai ha lo stesso peso: playoff; quei playoff che troppe volte ci hanno fatto piangere, playoff a cui non interessa di una squadra dal 83% di vittorie, playoff che non rispettano sempre i pronostici ma anche e soprattutto che non rispettano fatiche, sacrifici, sudore ed emozioni che accompagnano il cammino verso di essi.

Numeri, quindi, solo numeri.

Ma non tutti, come me, hanno avuto onere,onore e privilegio di poter mettere anche in versi questi numeri; parole che raccontano di come si sia passato da una retrocessione all 83% di vittorie. Parole che ogni settimana puntuali hanno raccontato semplici fatti sportivi ma che non sarebbero mai state capaci di dire cosa sta alle spalle di questo gruppo. 

E allora, adesso che di pallavolo non c’è più molto da raccontare, per una volta, parlo di me…di come con questo gruppo io sia rinato, di come con questo gruppo e con l’aiuto che nemmeno sapeva di darmi ogni giorno io abbia affrontato i tre anni peggiori della mia vita personale. Alla fine, di questo gruppo, io mi porto dentro questa roba qui: la sua capacità di far sentire un disaddatato sociale come me nel posto giusto.

Il posto giusto è con Marcello e Andrea e Silvia, con cui ho ritrovato il piacere di lavorare in staff e come staff, con le persone giuste, tutte con il proprio peso; un benessere che solo lo staff della selezione regionale mi aveva regalato.

Il posto giusto è il lunedi mattina, quando il primo pensiero è inviare a Big e Buc i video delle avversarie; 
Il posto giusto è la pausa pranzo del lunedi, a improvvisare locandine e testi per presentare la gara della settimana

il posto giusto è ogni sera tra lunedi e mercoledi, a studiare squadre, a scrivere pizzini con appunti, dettagli, numeri e colori delle scarpe. 

Il posto giusto è il giovedi a disegnare fogli gara da inviare a Marci e Andre: roster, starting six, note, sistemi di muro difesa, direzioni di battute e attacchi. 

Il posto giusto è a stampare Camp3, montare telecamere, portare l’acqua, scoutizzare la gara..fare tutto quello che mette un giocatore nelle condizioni di doversi solo preoccupare di giocare.

Il posto giusto è la domenica mattina, inviando tabellino e video gara, pronto a domande e critiche anche se (bravo io) negli anni, le domande e le confidenze hanno superato di gran lunga le critiche per aver segnato un ace subito o un muro fatto alla persona sbagliata.

Il posto giusto (forse tra i miei preferiti) è il lunedi notte quando posso fermarmi, riguardare la gara in silenzio e da tifoso e spettatore per poterla trascrivere e poterla cosi rivivere sempre.

Il posto giusto è il martedi quando posso ricondividere l’articolo gara; raccontare a tutti di cosa sono state capaci. E attendere con sana ansia il cuoricino delle mie fan e lettrici preferite, vere protagoniste dei miei racconti.

Il posto giusto è a capotavola: il venerdi, tra le pizze vegetariane di Buc e le birre di Andrea, ben lontano dalle birre piccole di Marci, ben lontano dalla Paolucci e dalle sue favole e soprattutto mai a sedere sulle sedie di Savioli.

Il posto giusto è a capotavola ma da Bagati, aspettando il brindisi ai tre punchi e ad amministrare liquirizia e i limoncelli.

Il posto giusto è discutere con Marcello e Andrea sul sestetto iniziale e dirsi che tanto poi, alla fine, non ci prendiamo mai

Il posto giusto è in fondo al pulmino con Alice che mi ricorda perche Silvano è meglio

Il posto giusto è il dito medio all’Aury ma solo per dirle che è la numero uno

Il posto giusto è chiudere il palaBim ma preoccuparsi sempre che Ele possa rientrare dalla pausa drum

Il posto giusto è tenere il camp 3 ad Ilenia mentre lo firma, augurandoci sempre che non ci sia mai bisogno di usare il defibrillatore

Il posto giusto è la P4, ma anche la P3 e la P5, vicino alla Zamma in panchina e usare il suo telo per asciugarsi le mani

Il posto giusto è la Vale Pari che non ha il mio numero, o che forse mi scrive su instagram per far sentire entrambi piu giovani

Il posto giusto è nascondere il monitor alla Pao quando è in panchina, perche ha fin troppe parole da dire per preoccuparsi anche delle statistiche

Il posto giusto è fuori dal file excel dei cattivi della Big; ma eravate tutti li, l’unico modo per entrarci era autoinfliggersi una X

Il posto giusto è trovare più spesso di quanto non si dica le bottiglie in palestra con il numero 16 sopra, e dare a Marcello bonus da spendere con la Tere

Il posto giusto è sotto la tv, con il computer, accanto alla Miky in sala video trovando aggettivi per le avversarie: tanto poi è sempre merda quello più adatto

Il posto giusto è stare 5 minuti appena a guardare l’allenamento perchè tanto sai che la Cami avrà bisogno di una bottiglietta d’acqua.

Il posto giusto è a mangiare ciccioli insieme ad Alessia Ricci a discutere con lei e Andre su altezze degli uomini, angoli e geometrie provate sul tavolo o sul letto da uomini preferibilmente in divisa

Il posto giusto sono i racconti della Marti: tra ex, manicure, anelli, matrimoni e citofoni, è stato bello averla rivista di nuovo in campo e finalmente non da avversaria

Il posto giusto è aver ritrovato la Giuli Buc, ancora come allora con una divisa sbagliata, ma entrambi piu saggi tanto da per poter discutere alla pari di pallavolo: sempre con tanto timore reverenziale ma molto più vicini!

Il posto giusto è stare fino alle quattro di notte steso a centro campo a ricordare ogni singola battaglia fatta insieme. E si, farlo piangendo…come non facevo da quando all’asilo quello stronzo del mio amico Giovanni mi rubó la Kinder Fetta al latte

Alla fine la pallavolo è una cosa semplice; 

no, non perche vincono le squadre di Nanni, è semplice quando sei nel posto giusto.

Ed il mio è stato con voi